Se i “superbatteri” stanno seriamente preoccupando il mondo scientifico, visto che non rispondono più agli antibiotici che fino a qualche anno riuscivano ad eliminarli, all’orizzonte si annuncia una nuova guerra che, più che i ricercatori, potrebbe coinvolgere mamme e papà.
È quella contro i pidocchi, visto che anche questi parassiti stanno diventando sempre meno sensibili ai farmaci che li combattono.
A lanciare l’allarme è una ricerca condotta negli Stati Uniti da Ellen Koch, dermatologa dell’Università di Pittsburgh, insieme a Bernad Cohen dell’Università John Hopkins di Baltimora: sulla rivista Paediatric Dermatology parlano chiaramente disuperlice, ovvero di “superpidocchi” capaci di continuare a riprodursi alla faccia di trattamenti che negli Usa vanno per la maggiore.
Lo studio ha preso in esame centinaia di ricerche condotte tra il 1985 e il 2014, pubblicate su riviste scientifiche di settore, proprio per valutare i mutamenti nella risposta ai medicinali da parte dei parassiti.
I farmaci disponibili
Le sorprese non mancano: se nelle prime ricerche principi attivi come le piretrine e la permetrina riuscivano quasi infallibilmente a debellare i pruriginosi ospiti del cuoio capelluto, negli ultimi studi valutati il loro effetto positivo sarebbe osservabile in circa un caso su quattro, anche se impiegati in combinazione. Per fortuna, fanno rilevare gli esperti d’oltreoceano, esistono altri composti farmacologici in grado di vincere le resistenze dei parassiti.
Insomma: anche se siamo ancora a livelli di attenzione e non di allarme, quello dei superlice è un problema che negli Usa viene valutato e che richiede sempre più l’intervento del medico e di farmaci da prescrizione.
La Koch non usa mezze parole per definire il quadro: «Il tasso di fallimenti dei prodotti come quelli sopracitati appare cresciuto drammaticamente in diverse aree degli Stati Uniti – segnala l’esperta -. Questo porta a un aumento dei costi e delle giornate perdute a scuola o sul lavoro, oltre che della frustrazione nei nostri pazienti».