“C’era una volta in un paese lontano…” è il più classico incipit di una fiaba per bambini. Proprio quest’ultimi sono le vittime predilette dei pidocchi, specialmente quelli compresi tra i 3 e i 12 anni di età.
L’incidenza su questa fascia d’età non è dovuta ad una particolare predisposizione biologica, ma semplicemente al fatto che i bambini passano molto tempo a stretto contatto tra loro, soprattutto durante le attività di gioco. L’accostamento “testa-testa” durante i momenti ludici è la principale causa di trasmissione dei pidocchi.
Aldilà dei risvolti medici, la pediculosi è una fonte di disagio sociale sia per i bambini che per la loro famiglia. I più piccoli sono però quelli emotivamente più colpiti dalla discriminazione indotta dall’ infestazione dei pidocchi. Diventano facilmente oggetto di scherno dei propri compagni di scuola, e il contesto può generare un vero e proprio trauma nel bambino, sviluppando il lui uno stato fobico nei confronti dei parassiti dei capelli.
Allora, come combattere i pidocchi sul piano emotivo? La fiaba per bambini può risultare un valido alleato contro la pediculofobia.
Il modello della fiaba per bambini a tema “pidocchi”
La letteratura per l’infanzia sul tema dei pidocchi è piuttosto fornita. Le pubblicazioni sull’argomento sono numerose, ma quale immagine della pediculosi trasmettono?
Analizziamo una fiaba per bambini che ha riscosso un discreto successo negli ultimi anni: “Pidocchi” di Stephanie Blake. La trama narra di Simone, un bambino innamorato della sua compagna di classe Lulù, la quale a sua volta è innamorata di un altro compagno, Manù.
Un bel giorno la testa di Lulù comincia a prudere: è in corso un’infestazione di pidocchi! A questo punto la fiaba per bambini ripropone il classico schema di esclusione dovuto al manifestarsi di un caso di pediculosi:
Poverà Lulù. Tutti la guardano DISGUSTATI (quasi fosse pupù). Manù si mette a cantare e non la finisce più: “Ha i pidocchi Lulù! Pidocchiosa Lulù! Pidocchiosa Lulù!”
Entra in gioco il protagonista Simone, il piccolo innamorato della povera Lulù:
Simone consola Lulù: “Non è niente di grave, la mamma ti farà uno shampoo e quelli non torneranno mai più!”. “Ma Simone, tutti odiano i pidocchi, mentre tu..”. “Io no, per niente! Io amo te, Lulù”
Simone è una figura altamente simbolica in questa fiaba per bambini. Rappresenta la volontà di accettare un fenomeno comune, la pediculosi, senza discriminare i propri simili incappati in questa problematica. Tra le righe si legge il messaggio che i pidocchi, o qualunque altro genere di inconveniente, non può modificare il giudizio su ciò che siamo.
Nonostante la presenza di una morale educativa, questa fiaba per bambini ripropone alcuni stereotipi relativi alla pediculosi. Entrando nel particolare, nel racconto di Stephanie Blake viene suggerito come soluzione ai pidocchi l’utilizzo di uno shampoo.
Più che all’autrice, la colpa di certe mancanze vanno attribuite ad una disinformazione generale, che perpetua la sponsorizzazione di trattamenti chimici come cura ai pidocchi. Purtroppo il livello d’informazione sulla tematica a livello scolastico e familiare è ancora molto carente in Italia.
Come costruire una fiaba per bambini
Per aiutare i propri figli a superare la fobia dei pidocchi con una fiaba per bambini, non bisogna avvalersi obbligatoriamente di uno dei tanti libri in commercio: si può lavorare di fantasia!
Non è necessario essere degli scrittori professionisti e neanche dei cantastorie: il requisito fondamentale è saper attirare l’attenzione del proprio bambino. Non a caso, il momento ideale per la narrazione risulta essere la sera, poco prima di addormentarsi.
Il bambino è rilassato e si trova nella fase di dormiveglia, che rende il suo stato di coscienza particolarmente propizio ad un ascolto più intuitivo.
Perché raccontare una fiaba per bambini e non una favola? La differenza tra fiaba e favola sta che nella prima fattispecie l’obiettivo è infondere speranza nel futuro grazie ad un lieto fine, mentre nella seconda si raccontano in chiave metaforica vizi e virtù di una società.
La struttura della fiaba per bambini è molto semplice. Si fonda su tre fasi indicate dal trinomio “equilibrio-crisi-equilibrio”. Il protagonista partendo da una situazione di tranquillità incapperà in un momento di crisi che lo costringerà a compiere delle azioni e a trovare delle soluzioni per ristabilire l’equilibrio iniziale.
La scelta del personaggio principale va ben ponderata. Deve avere delle caratteristiche che il bambino potrà associare alla sua immagine, identificandosi con esso. Anche la scelta del nome è importante: deve rimandare ad alcune caratteristiche fisiche o comportamentali, in modo che il piccolo possa facilmente creare delle connessioni durante l’ascolto.
Sul suo cammino il protagonista incontrerà aiutanti e nemici. I primi lo aiuteranno a risolvere un problema, mentre i secondi rappresenteranno la concretizzazione del problema. Ad esempio, per quanto riguarda la pediculofobia, sarebbe bene che il nemico rappresentasse alcune paure legate ai pidocchi, rimanendo però su un piano metaforico, e non citando direttamente il parassita.
Per gli aiutanti, è bene che nella narrazione non si avvalgano di poteri magici, ma offrano semplicemente degli input al protagonista per superare le avversità. Secondo questa modalità, il bambino sarà agevolato nel riscontrare anche nel mondo reale una soluzione ai propri problemi.
Altro elemento fondamentale all’interno di una fiaba per bambini è la voluta vaghezza temporale e spaziale usata. Ciò permette di collocare la storia abbastanza lontana dal vissuto del piccolo, rassicurandolo rispetto alle proprie resistenze e aprendolo inconsapevolmente a nuove possibilità di vivere la propria realtà.
Il lieto fine della fiaba rappresenta la soluzione del problema, ma renderlo vago come una sorta di finale aperto, potrebbe risultare molto più terapeutico per il bambino. Una conclusione non definita lascia la possibilità di immaginare un finale realistico ed affine alla realtà del piccolo.
La morale della fiaba per bambini non deve essere assolutamente spiegata. Il compito del genitore è semplicemente quello di stimolare il proprio figlio ad immaginare delle soluzioni. Il superamento della fobia dei pidocchi avviene perché si attiva un processo, non perché si prende consapevolezza di cosa non funziona.